martedì 10 settembre 2013

Tempi moderni (1)


La visione globale che caratterizza oggi l'archeologia deve una parte non indifferente del suo positivismo al crescente utilizzo di tecnologie, soprattutto informatiche. Sono queste tecnologie, infatti, a garantire un supporto adeguato alle crescenti aspettative di analisi e di conoscenza di uno statuto disciplinare estremamente articolato, fornendo strumenti in grado di lavorare con enormi quantità di dati e soluzioni adeguate a gestire la crescente complessità delle relazioni.


Oggi l'informatica ha trovato una collocazione anche nelle aule universitarie e, sebbene ancora costretta nei ristretti confini delle 'applicazioni', è ormai parte integrante dei curricula di formazione in molti corsi di laurea in Beni Culturali o in Archeologia.
Opzionale, certo, perché ancora considerata come uno strumento utile ma sostanzialmente esterno, 'applicabile' alla metodologia nelle sue diverse declinazioni. E spesso mortificata, da improvvidi accostamenti ad una alfabetizzazione informatica (le famigerate patenti europee ...) che andrebbe ripensata dalle fondamenta.

Pensando al futuro -e ad un'archeologia più moderna- mi piace però immaginare che l'approccio attuale si possa evolvere in qualcosa di più organico, in cui la componente informatica non sia più un vezzo esoterico riservato a chi ha il dono divino di capire strani linguaggi e arcani strumenti, ma piuttosto un tassello strategico di una nuova metodologia.

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